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[v. 109-114] | c o m m e n t o | 217 |
cato mortale. Puote ancora questa ira essere invecchiata, et allora si chiama odio. Altrimenti si può dividere l’ira: imperò che alcuna è pur nel cuore, alcuna procede da villania di bocca o generale, o speciale, et alcuna procede ad offensione del prossimo. Ora è da vedere delle sue figliuole che, secondo santo Gregorio sono sei; cioè rissa, timore o vuogli tumore di mente, villania, clamore, indegnazione, bestemmia. Ora è da vedere delle sue compagne che sono sei; cioè stoltizia, offensione di sè medesimo in sè e sue cose, crudeltà, guerra, incendio, e omicidio. Ora è da vedere de’ rimedi li quali si dividono, perchè li rimedi contra l’ira altrui sono quattro; primo, dolce risposta; lo secondo, tacimento; lo terzo, dipartimento; lo quarto, beneficio. E li rimedi contra l’ira sua propria sono otto; lo primo, considerazione della passione di Cristo; lo secondo, silenzio; lo terzo, considerazione dell’ordine divino; lo quarto, considerazione dell’utilità delle tribulazioni; lo quinto, considerazione dello stato del nimico; lo sesto è considerazione de’ propri difetti; lo settimo è considerazione del fine nostro; cioè della morte; l’ottavo è considerazione della propria impotenzia: e innanzi a tutti questi rimedi, è necessario rattenimento, come dice Orazio nelle Pistole sue: Qui non moderabitur irae, Infectum volet esse, dolor quod suaserit et mens, Dum poenas odio per vim festinat inulto. Ira furor brevis est: animum rege, qui, nisi paret, Imperat: hunc frenis, hunc tu compesce catena. Ora è da vedere la convenienzia de’ tormenti sopra notati nel testo, alla punizione del peccato dell’ira, i quali sono questi; nudità, bruttura della palude, sdegnosità, offensione del prossimo e di sè medesimo. Convenientemente l’autore finse questi tormenti essere in inferno: imperò che l’iroso nella vita mondana si priva d’amici, di parenti e di ricchezze; sicché convenevole è che nell’inferno si trovi ignudo: appresso fa l’uomo infame; sicché ben si conviene che s'involga nella palude Stige che s’interpetra tristizia. Ancora si conviene sdegnosità: imperò che l’iroso à portato l’ animo sdegnoso e dispettoso nel mondo, e il naso sempre arricciato, e le ciglia alte, e li occhi sfavillanti. Ancora è conveniente che nell’inferno si percotano coloro, che nel mondo s’ànno percosso, e straccinsi con li denti a pezzo a pezzo, come ànno stracciato nel mondo lo prossimo, et ancora sè medesimi: imperò che molti irosi si percuotono, e mordonsi le mani. Et allegoricamente volle l’autore nostro dimostrare li predetti tormenti essere nelli irosi del mondo, de’ quali elli intende, secondo il senso allegorico, come manifestamente si vede per quel che è detto di sopra; ma notantemente l’autore puose l’offensione delli irosi essere in quattro modi; cioè prima con la testa, a denotare generalmente l’ira con le sue specie, con le sue figliuole e compagne, con le quali