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pagnia dell'onde bige; ch’uscivano della detta fonte, Entramo giù; dalla detta ripa per andare nel quinto cerchio, per una via diversa; cioè sconcia e ria. Nulla via è buona che meni ai vizi, e convenientemente nulla via che sia nell’inferno si dee dire buona. Una palude fa, ch’à nome Stige, Questo tristo ruscel. Qui dimostra come di questo rio ch’esce di questa fonte, si fa una palude che si chiama Stige, la quale intornea la città di Dite; et in questa palude finge che sia punito il peccato dell’ira, e dell’accidia, come dirà di sotto; e questo nome Stige s’interpetra tristizia, sicchè ben si conviene a sì fatta palude. quando è disceso Al piè delle maligne piaggie grige. Dice che la palude fa, poi ch’è discesa dalla piaggia ove è la fonte, la quale è grigia; cioè non è ben nera; ma grigia come il colore delle penne dell’aquila.
C. VII — v. 109-114. In questi due ternari lo nostro autore dichiara quel che vide in questa palude, dicendo così: Et io; cioè Dante, che di mirar mi stava atteso, Vidi gente fangose in quel pantano; il quale di sopra chiamò Stige, Ignude tutte, e con sembiante offeso; cioè con vista sdegnosa. Questi si percotean; cioè lor medesimi, e l’ uno e l’altro, non pur con mano; Ma con la testa e col petto e co’ piedi; si percoteano l’uno l’altro, Troncandosi coi denti; le membra l’uno all’altro, et ancor si può intendere a sè medesimi, a brano a brano; cioè a pezzo a pezzo. In questa parte l’autor nostro finge che in questa palude, che si chiama Stige, sia punito il peccato dell’ira, e però vedremo di questo peccato la sua diffinizione, e le sue specie, e le sue figliuole, e compagne, e li rimedi che si possono pigliare contra l’ira: e vedremo come convenientemente l’autore à finti i sopra detti tormenti essere delli irosi nell’inferno; et allegoricamente come intenda quelli medesimi essere delli irosi nel mondo. E prima, ira è appetito di vendetta, e Cassiodoro dice: Ira è movimento non concitato a dar pena provocante. E il Filosofo dice: Ira è appetito di dolore al suo contrario per apparente esaminazione; cioè desidera l’iroso di dar pena al suo contrario, perchè n'à dato a lui, e dice per l’apparente esaminazione, perchè li pare ben giudicare; onde santo Agostino: Nulli irascenti ira sua videtur iniusta, unde cito redeundum est ab omni indignatione ad mansuetudinis lenitatem: nam pertinax motus facile in eius odium transit, cui non celeriter ignoscitur. Ora è da vedere delle specie dell’ira che sono principalmente due; cioè ira per zelo, et ira per vizio. Ira per zelo è quella che viene per amore, che l'uomo à alla virtù, e questa è virtù, di questa disse san Paolo: Irascimini et nolite peccare. Ira per vizio, secondo che dice santo Agostino nei Sermoni (lviii), è desiderio e piacere di vendetta, ovvero di vendicarsi; e questa ira, innanzi la deliberazione, è peccato veniale; ma con deliberazione, è pec-