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[v. 36-39] | c o m m e n t o | 207 |
di queste due estremità che sono nelli prodighi, e nelli avari. E però qui è la virtù; cioè la parcità che fa altre quattro sentenzie reducendo l’estremità al mezzo 1, et ecco lo cerchio già detto. Seguita la figura:
C. VII — v. 36-39. In questo verso et uno ternario l’autore nostro finge che domandasse Virgilio per uno dubbio che li venne, vedendo tutti quelli, ch’erano dalla mano sinistra del cerchio con li capelli mozzi e tonduti a modo di cherici, se tutti quelli erano stati cherici nel mondo; e questi erano li prodighi, li quali pone dal lato sinistro del cerchio. Et è da notare che finge che costoro sieno con li crini mozzi a modo di cherici, e però ne domanda perchè aveano dissipato la sustanzia loro, et in figura di ciò li religiosi si mozzono li capelli, per significare che s’ànno spogliato delli loro beni; e li preti secolari poco si mozzono, in segno che possono tenere li loro beni, e così erano tutti li prodighi con li capelli tonduti a modo de’ conversi de’ frati, e per tanto Dante credendo che sieno stati cherici, ne domanda, onde dice: Et io; cioè Dante, ch'avea lo cor quasi compunto; di dolore, per compassione ch’avea di sì fatti tormenti,
- ↑ C. M. al mezzo e temperamento. E così è virtù, la quale sempre sta in mezzo. Seguita poi l’altra parte.