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zia, e quante sono le sue specie, e le sue compagne, e le sue figliuole. E prima, avarizia si può largamente considerare, et allora si disfinisce, come dice Tullio: Avarizia è immoderato amore d'avere; e puossi considerare meno largamente, et allora si può disfinire, come dice santo Agostino Super Genesi ad litteram: Avarizia non è pur appetito di pecunia; ma d’altezza e di scienzia; e puossi considerare strettamente, et allora si disfinisce: Avarizia è immoderato amore di avere le cose di fuori suggiacenti alla fortuna. Ora è da vedere le sue specie; et avarizia largamente considerata à due specie; cioè prodigalità et avarizia propiamente; e l’avarizia strettamente considerata à due specie; cioè avarizia e cupidità; avarizia di quello che l’uomo à, cupidità di quello che desidera; e cupidità et avarizia ànno ancora due specie: imperò che cupidità, ovvero avarizia è di laici, in quanto laici; et avarizia ovvero cupidità è di cherici, in quanto cherici; e la prima à x specie; cioè usura, furto, rapina, ingiusta taglia che fanno i signori a’ sudditi, accusazione falsa, inganno, e frodo di mercatanzia, ricevimento illecito di doni, occultazione di scienzia, giuoco di zara. Avarizia di cherici, in quanto cherici, à queste specie; cioè simonia, carnalità di parenti, violenzia per occupare li benefici per forza, propietà di quelli che ànno promesso povertà. Et à l’avarizia sue compagne, e la prima che va innanzi è errore: imperò che da quello procedono tutti li peccati, e massimamente avarizia; la seconda è viltà d’animo; la terza è paura; la quarta, povertà: imperò che quanto più à, più li pare abbisognare; la quinta è odio; la sesta, infamia; l'ultima fatica mentale e corporale. Ae 1 l’avarizia sue figliuole che sono sette; cioè tradimento, fraude, decezione, spergiuro, sollicitudine, garrulità contro il prossimo, violenzia contra quello; cioè prossimo, et usura che è violenzia contra la natura e l’arte. Et è da considerare che l’autore pone la prodigalità essere punita insieme in questo cerchio con l’avarizia, perch’ella è specie dell’avarizia largamente presa; et è contraria all’avarizia sunta propriamente: imperò che tiene l’altro estremo. Avarizia è tenere le cose da non tenere e da dare; prodigalità è dare le cose da non dare, e da tenere; e però virtù è il mezzo di questi due estremi; cioè dare le cose da dare, e tenere le cose da tenere; e questo fa la parcità, che è virtù. Se si domandasse perchè l’autore in degli altri 2 vizi che à posti di sopra, non à trattato de’ contrari, puossi rispondere, perchè non sono sì in uso come questo: imperò che, benché lo peccato della gola abbia vi-

  1. Ae, ed ora più comunemente à, sebbene odasi tutto di’ nella bocca de’ Toscani, i quali pure serbano l’infinito aere, donde questa proviene. E.
  2. In degli qui chiaro apparisce valere intra od infra, intra gli altri vizi. E.