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[v. 13-21] | c o m m e n t o | 179 |
ch’io mi mova; andando più oltre, E ch’io mi volga; o adietro, o innanzi, o a destra, o a sinistra, e come ch’io mi guati; o d’appresso, o da lunga, o in qua, o in là; e per questo m’avveggio ch’io sono in altro cerchio che il secondo nel quale tramortii, poi ch’io veggio nuove cose, e non in quel di prima. Io sono al terzo cerchio della piova Eterna, maladetta, fredda e greve. Finge l’autore che in questo terzo cerchio la pena sia e lo tormento, la pioggia, come nel secondo cerchio, il vento, e pone quattro condizioni; prima che è eterna, perchè non dè mai avere fine; maladetta, perchè è pur posta a nuocere, e non far pro come quella del mondo; fredda, perchè fa l’uomo freddo di ogni carità; e greve, perchè dà gravità, come si dirà di sotto. Regola e qualità mai non l’è nova; cioè che questa pioggia non muta mai regola; cioè modo nè qualità: però che sempre è fredda e greve, e non viene mai meno. Grandine grossa, acqua tinta, e neve. Dichiara di che condizione è quella pioggia; cioè di grandine grossa, acqua tinta e neve. Per l’aer tenebroso si riversa; e questo s’intende che quivi sono tenebre, come per tutto l’inferno, salvo che ne lo limbo ove pose una lumiera. Pute la terra che questo riceve. Dice che questa pioggia era sì fatta, che facea putire la terra che la ricevea: imperò che ella era putrida; e questo non dice sanza cagione, come si dirà di sotto; e di quello che è detto di sotto, si porrà l’allegoria.
C. VI - v. 13-21. In questi tre ternari finge l’autore come trovò, oltre a’ detti tormenti, uno demonio preposto a questo terzo cerchio ove si puniscono li golosi, descrivendo le sue condizioni, dicendo: Cerbero. Questo è lo nome del dimonio, che l’autore finge preposto a questo cerchio. fiera crudele. Questo è apposito a Cerbero, et è aggiunzione del proprio adiettivo: chè non è fiera che non sia crudele. e diversa; dell’altre fiere, Con tre gole caninamente latra. Qui manifesta in che è diverso da tutte l’altre fiere: imperò che dice che latra con tre gole, e per questo mostra che abbia tre capi; e perchè dice caninamente latra, mostra che sia fatto a modo di cane: imperò che latrare è propriamente del cane. Sovra la gente che quivi è sommersa; cioè sopra la gente di questo cerchio, che sta affogata in questa pioggia. Li occhi à vermigli; questo Cerbero, che significano accendimento d’ira e di desiderio, la barba unta et atra; che significa devorazione, e golosità, Il ventre largo; che significa insaziabilità, e unghiate le mani; che significa rapacità. Graffia li spiriti; con le mani unghiate, ingoia; per lo gran ventre che à, e disquatra; con la bocca e con le mani; e così tormenta li spiriti golosi. Urlar li fa la pioggia, come cani. Dimostra la pena ch’ànno quelli spiriti per la pioggia detta di sopra. Dall’un de’ lati fanno all’altro schermo; cioè fanno difensione del