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c a n t o    vi. 175

49Et elli a me: La tua città ch’è piena
     D’invidia sì, che già trabocca il sacco,1
     Seco mi tenne in la vita serena.
52Voi, cittadini, mi chiamaste Ciacco:
     Per la dannosa colpa della gola,
     Come tu vedi, alla pioggia mi fiacco.
55Et io anima trista non son sola:
     Chè tutte queste a simil pena stanno2
     Per simil colpa; e più non fe parola.
58Io li risposi: Ciacco, il tuo affanno3
     Mi pesa sì, ch’a lagrimar m’invita;
     Ma dimmi, se tu sai, a che verranno
61Li cittadin della Città partita;
     Se alcun v’è giusto; e dimmi la cagione,
     Perchè l’à tanta discordia assalita.
64Et elli a me: Dopo lunga tenzione
     Verranno al sangue, e la parte selvaggia
     Caccerà l’altra con molta offensione.
67Poi appresso convien, che questa caggia
     In fra tre Soli, e che l’altra sormonti
     Con la forza di tal, che testé piaggia.
70Alte terrà lungo tempo le fronti,
     Tenendo l’altra sotto gravi pesi,
     Come che di ciò pianga e che n’adonti.4
73Giusti son due; ma non vi sono intesi:
     Superbia, invidia, et avarizia sono
     Le tre faville, ch’ànno i cuori accesi.
76Qui pose fine al lacrimabil sono.
     Et io a lui: Ancor vo’ che m’insegni,
     E che di più parlar mi facci dono.

  1. v. 50. C. M. rimbocca
  2. v. 56. C. M. tutti questi
  3. v. 58. Io cominciai:
  4. v. 72. di ciò pianghi