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C A N T O VI.
1Al tornar della mente, che si chiuse,
Dinanzi a la pietà di due cognati,
Che di tristizia tutto mi confuse,
4Nuovi tormenti, e nuovi tormentati
Mi veggio intorno, come ch’io mi mova
E ch’io mi volga, e come ch’io mi guati.
7Io sono al terzo cerchio della piova
Eterna, maladetta, fredda e greve:
Regola e qualità mai non l’è nova.
10Grandine grossa, acqua tinta, e neve
Per l’aer tenebroso si riversa:
Pute la terra che questo riceve.
13Cerbero, fiera crudele e diversa,
Con tre gole caninamente latra
Sovra la gente che quivi è sommersa.
16Li occhi à vermigli, la barba unta et atra,1
Il ventre largo e unghiate le mani:
Graffia li spiriti, ingoia e disquatra.2
19Urlar li fa la pioggia, come cani:
Dell’un de’ lati fanno all’altro schermo:
Volgonsi spesso i miseri profani.