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   132 i n f e r n o   iv. [v. 121-129]

li poeti per la maggior parte: e dice li spiriti magni per quelli tali, i quali finge essere quivi, che furono di grande animo. Che di vederli in me stesso n’esalto. Qui dimostra che ancora n’à esultazione et allegrezza d’averli veduti, e però dice: n’esalto in me stesso; cioè ne fo allegrezza in me medesimo del vedere; cioè d’averli veduti. Qui non è allegoria.

C. IV - v. 121-129. In questi tre ternari l’autore nomina alquanti di coloro, che furono famosi per esercizi corporali; e però dice: Io vidi Elettra. Elettra fu figliuola del re Atlante, e fu moglie di Corito il quale abitò in Italia, dal quale fu denominato il monte e la terra che elli abitò; cioè Corito: e di questo Corito ebbe uno figliuolo che ebbe nome Iasio: e di Giove re di Creta ebbe uno figliolo lo quale ebbe nome Dardano, lo quale Dardano et Iasio venendo in cruccio col loro fratello l’uccisono e perciò si partirono d’Italia et andaronsene, Iasio a Tracia, e Dardano a Troia. E quivi incominciò nella valle ad abitare, e così fu Dardano lo primo edificatore della città chiamata prima Dardania, poi Ilion; e debbesi intendere che la regione si chiamò Troia, e la contrada Frigia, e la città principale del regno Dardania, prima, e poi Ilion: et alcuna volta appo li autori si chiama la città di Troia. E perchè Elettra fu principio delle generazioni de’ Troiani, perciò fa l’autore menzione d’Elettra, perchè li Troiani furono uomini molto esercitativi e però aggiugne: con molti compagni. Questi compagni pose l’autore per li discendenti di Elettra nella stirpe di Dardano: imperò che di lui discese Erittonio; e di Erittonio, Troe et Ilo; e di Troe, Assaraco; e d’Assaraco Capi; e di Capi Anchise; e d’Anchise e Venere discese Enea; e d’Enea, Giulio Ascanio, e di Creusa troiana sua moglie; ma di Lavinia d’Italia che fu poi moglie d’Enea, discese Silvio; e d’Ascanio primo figliuolo d’Enea discese Giulo Latino; e di Latino, Alba1, lo quale compose la città d’Alba; e d’Alba, Epico e Capi; il qual Epico fece la nuova città chiamata Troia; e di Capi, Tiberino, della figliuola del quale nacquero Romolo che fu percosso dalla saetta, et Agrippa, del quale Agrippa nacque Aventino; e d’Aventino, Foca; e di Foca, Numitore et Amulio; e di Numitore, Ilia e Lauso; lo quale Lauso Amulio uccise, acciò che non succedesse nel regno, et Ilia fece monaca della dea Vesta, acciò che non avesse successione di figliuoli; ma di lei e di Marte nacquono Romolo e Remo; lo quale Romolo uccise Amulio, e restituì lo regno a Numitore suo avolo, e questi due Romolo e Remo furono li edificatori di Roma. E perchè molti furono di costoro degni d’essere posti nel sopra detto luogo, però disse: Io vidi Elettra con molti compagni, Tra’ quai

  1. C. M.  Alba conditore della città Alba,