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   130 i n f e r n o   iv. [v. 97-108]

Virgilio, Volsersi a me con salutevol cenno; E il mio Maestro sorrise di tanto; cioè Virgilio, quando mi vide salutar da quelli poeti: E più d’ onor ancora assai mi fenno; cioè i detti poeti, Ch’ei sì mi fecer della loro schiera. Per questo significa che il facessono poeta, sicchè da loro fu approvato poeta, e però dice: Sì ch’io fu’ sesto tra cotanto senno. Li poeti nominati di sopra erano quattro, e Virgilio era tornato a loro, ecco cinque, et aggiuntovi poi Dante, ecco sei; e così Dante fu il sesto poeta tra così fatti poeti. Così n’ andamo infino alla lumera. Ora pone il processo, dicendo che così raccolti insieme questi sei poeti se ne andarono infino alla lumiera; cioè infino al luogo luminoso, del quale lume fu detto di sopra. Parlando cose che il tacere è bello. Molti esquisitori domandarebbono qui: Che parlarono costoro che l’ autore dice che il tacere è bello? Ai quali si può rispondere convenientemente che parlarono della poesia: imperò che dice Orazio: Quod medicorum est, promittunt medici: tractant fabrilia fabri. Et è qui notabile ai poeti, et a’ componitori che non deono fare nelle loro opere digressioni impertinenti alla materia che si dee scrivere, e però dice: che il tacere è bello; per non incorrere in vizio, che si potrebbe chiamare nell’arte della poesia Nimia1 ampliatio. Sì com’era il parlar colà dov’era. Quasi dica:2 L’autor pone due cose a parlare colà della poesia, tra i quali poeti cooperanti la . . . . . quella materia, perchè in questa materia, o vero comedia non si tratta di ciò, e sarebbe impertinente. dov’era si può intendere dov’ era lo parlare; e puossi intendere, dov’ era io Dante con quelli cinque poeti. Venimo al piè d’un nobile castello; noi sei poeti andando così parlando della materia sopra detta, e descrive lo castello nel quale finge che fossono li virtuosi esercitati nelli esercizi corporali, come nell’arme per la giustizia o per la repubblica, e li esercitati nelli esercizi mentali, come nelle scienzie, i quali sono morti sanza battesimo e sanza fede cristiana, e chiama questo castello nobile, e descrivelo dicendo: Sette volte cerchiato d’alte mura, perchè dimostra che il castello avesse intorno a sua difensione e fortezza sette mura l’ uno dopo l’altro. Difeso intorno d’un bel fiumicello. Mostra che oltre alle mura avea intorno per sua difensione uno fiumicello, e questa è la esposizione litterale. Sopra questa parte la quale non à allegoria, se non sopra la descrizione del castello, ove si può comprendere chiaramente che l’autore ebbe altra intenzione che litterale, descrivendo questo castello, e però si può dire che convenientemente fingesse, quanto all’ arte della poesia, intendendo questi così fatti essere posti quanto alla reputazione di

  1. C. M. Nimia compilatio.
  2. C. M. Come è cosa conveniente a parlare colà della poesi tra quelli poeti; così è bello a tacere ora quella materia,