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che fu poeta sovrano; cioè sopra li altri, e che venìa innanzi ai tre sì come segnore: imperò che per fama era innanzi a loro. L’altro è Orazio satiro, che vene; mostra che dopo Omero seguitasse Orazio, il quale tra’ poeti latini si dice essere secondo, sicchè Virgilio sarebbe il primo, et Orazio secondo; e contando li greci, Omero lo primo, Virgilio lo secondo, et Orazio lo terzo. Questo Orazio fu di una città chiamata Venusa, che è tra Campagna e Puglia, e fu valentissimo poeta in tanto, che a Roma ove elli visse, fu fatto correggitore de’ poeti: dice satiro, perchè in tutte le sue opere fu satirico, perchè trattò della riprensione de’ vizi. Ovidio è il terzo. Questo Ovidio fu d’una città che si chiamà1 Sulmone, posta in una contrada chiamata Peligno, che è in Puglia, e fu poeta e trattò dell’amore, in tutte le più sue opere, et ancora visse a Roma. e l’ultimo Lucano; il quale Lucano fu valentissimo poeta, nipote del grande Seneca, e fu di Cordòva città di Spagna, e visse a Roma, e compose lo libro della dissensione tra Cesare e Pompeio: et elli medesimo lo recitò, e corresse; ma non compiè la sua intenzione prevenuto dalla morte; e perchè poco vide le fizioni poetiche scrivendo la nuda verità, per ciò lo pone l’ultimo tra li poeti sopraddetti. Perocchè ciascun meco si convene. Assegna Virgilio la cagione a Dante, perchè costoro li vengono incontro dicendo: Perchè si convengono meco Nel nome, che sonò la voce sola; che disse: Onorate l’altissimo poeta; cioè in questo nome poeta; cioè, che sono poeta com’io, Fannomi onore, e di ciò fanno bene. Commenda Virgilio questo costume che l’uno artista commenda l’altro; ma oggi si fa il contrario: chè per invidia l’uno biasima l’altro, et è notabile lo detto dell’autore. Così vid’io; Dante, adunar la bella scola; quando questi quattro poeti s’aggiunsono con Virgilio, Di quei Signor; cioè Omero, Virgilio, Orazio, Ovidio, e Lucano, dell’altissimo canto; cioè del poema eroico: però che tutti e cinque scrissono con verso eroico che suona sopra tutti li altri versi, e però disse dell’altissimo canto, Che sopra li altri, come aquila, vola. Fa una similitudine che, come l’aquila vola sopra tutti li altri uccelli; così lo verso eroico dattilico, sopra tutti li altri è eccellente. Ad esponere questo, più non m’affanno2: però che a’ volgari non potrei tanto dire che m’intendessono, et ai litterati questo è noto; e non è qui altra esposizione che litterale.

C. IV - v. 97-108. In questi quattro ternari lo nostro autore dimostra due cose; prima quello che feciono i quattro poeti nominati di sopra, poi che furono congiunti insieme; e nella seconda pone il processo del cammino, quivi: Così n’andamo ec. Dice prima: Da ch’ebber ragionato insieme alquanto; li quattro poeti e

  1. C. M. si chiamò
  2. C. M. non m’affatico: però
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