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   124 i n f e r n o   iv. [v. 51-66]

la fede d’uno Idio, primo predicò publicamente, e fu lo primo che facesse recettaculo di peregrini, e però ben disse l’autore: Abraam patriarca; cioè primo di padri: e Davit re. Ora fa menzione l’autore di quelli della quinta età, che durò dalla trasmigrazione di Babilonia in fino a Cristo, dicendo che Cristo trasse del limbo Davit re, che fu della quinta età. Davit fu figliuolo di Iesse e fu re del popolo di Dio, e succedette al re Saul e fu Profeta e fece li salmi e fu padre di Salomone. Di David; cioè del seme suo, è nato Cristo, e perciò dice: Davit re, Israel con lo padre, e coi suoi nati. Ritorna ancora l’autore a narrare di quelli della terza età, che fu da Abraam a Moisè, e dice che Cristo ne trasse Israel. Costui fu chiamato per altro nome Iacob e fu figliuolo di Isaac, figliuolo d’Abraam et ebbe Iacob xii figliuoli, i quali furono chiamati Ruben, Simeon, Levi, Iudas, Issacar, Zabulo, Dan, Gad, Aser, Neftali, Iosef e Beniamin, che sono detti xii patriarchi, e però ben dice l’autore che ne trasse Israel; cioè Iacob col padre; cioè Isaac e co’ suoi nati; cioè con quelli xii patriarchi nominati: li sommi patriarchi sono tre; cioè Abraam, Isaac, e Iacob; e xii sono poi li altri figliuoli di Iacob, che fu chiamato Israel; cioè vedente Idio. E con Rachele per cui tanto fe. Rachele fu una delle figliuole di Laban bellissima, per avere costei per moglie, Iacob servì Laban prima vii anni, pascendo il bestiame del suocero; e poi fu ingannato da Laban, che in iscambio di Rachele, li diede Lia un’altra sua figliuola ch’era sozza, onde Iacob volendo anche Rachele la quale amava molto, fece patto con Laban di servirlo altri vii anni; sicchè xiiii anni servie Iacob per avere Rachele, et in fine di xiiii anni tornò con l’una e con l’altra a casa sua, rivocato da Esaù suo fratello, per cui paura s’era partito; e però ben dice l’autore: per cui tanto fe; cioè servì xiiii anni. Et altri molti. Poichè l’autore à nominati li principali, conchiude delli altri dicendo, e molti altri oltre a quelli che detto è, e feceli beati; menandoli seco in vita eterna. E vo’ che sappi, che dinanzi ad essi, Spiriti umani non eran salvati. Dichiara affermando che questi furono i primi uomini che avessono beatitudine, e però dice che spiriti umani non erano salvati innanzi ad essi, perchè non s’intenda delli spiriti angelici: però che come peccarono li cattivi angeli, li buoni furono confermati in grazia, e salvati: et intende qui de’ puri uomini, non di Cristo, che è Idio e uomo, lo spirito umano del quale, come fu creato, fu salvato. Non lasciavan l’andar, per ch’ei dicessi. Dice l’autore, che ben che Virgilio parlasse, non lasciavano però l’andare. Ma passavam la selva tuttavia. Finge quel luogo esser fatto come una selva, e però dice: Ma passavam la selva tuttavia, La selva dico di spiriti spessi. Dichiara che selva questa fosse, e perchè non s’intenda che fosse di