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[v. 1-12] | c o m m e n t o | 115 |
Allora Virgilio che intese il parlar coperto di Dante rispose: Io ci era venuto di poco, ch’io ci vidi venire uno Possente, coronato di corona di vittoria, e trasse di questo luogo l’anima d’Adam e d’Abel suo figliulo, e di Noè, di Moisè datore della legge, di Abraam patriarca, di David re, d’Isaach, di Iacob e de’ suoi figliuoli, e della moglie che fu chiamata Rachele, e di molti altri, e feceli tutti beati: imperò che li menò seco alla beatitudine; e sappi che innanzi a costoro non furono mai salvati li spiriti umani: imperò che i rei andavano all’inferno, e i buoni venivano in questo limbo. Et aggiugne Dante che, ben che Virgilio dicesse, tutta via passavano la selva piena di spiriti; e qui finisce la lezione prima. Ora è da vedere il testo con le esposizioni litterali et allegoriche.
C. IV - v. 1-12. In questi quattro ternari che contengono la prima parte, l’autore pone come si svegliò dal sonno che prese, quando venne il baleno, come detto è di sopra; e come1 desto si trovò in su l’altra proda della valle dell’abisso di là dal fiume Acheron; e come quivi andasse nol dice, se non che si dee comprendere per li accidenti detti di sopra, che significano l’avvenimento dell’Angelo che, poi che fu addormentato, l’Angelo venne e pigliollo e portollo di là; e questo non dovea dire, poi che finge che dormisse: chè chi dorme non sente, come è detto. Dividesi questa parte in due, perchè prima pone come si svegliò; e nella seconda pone il luogo, discrivendolo ove si trovò, quivi: Ver’è ec. Dice così il testo: Ruppemi l’alto sonno; cioè il profondo sonno, e per questo vuole mostrare che fosse bene addormentato profondamente, nella testa. Questo dice: però che il sonno incomincia dal capo e discende in tutte le membra: imperò che, quando l’uomo dorme, la virtù sensitiva dell’anima si riposa, e la vegetativa sempre vegghia, e mentre che l’uomo vive non à mai riposo; e perchè la virtù sensitiva è più nella testa, per li cinque sentimenti che vi sono, che nell’altre parti del corpo, ove non è se non uno sentimento comune, però dice che nella testa si ruppe il sonno quivi, ove si cominciò: chè quivi prima si rompe il sonno, ove prima si comincia. Un greve tono. Qual fosse questo si dichiara di sotto, ove dirà che fosse il tuono de’ guai infiniti dell’inferno. sì ch’io mi riscossi. Chi è svegliato di subito per forza, si riscuote, perchè la virtù sensitiva viene subito ai suoi strumenti di fuori; ma quando l’uomo si sveglia da sè, viene2 riposatamente e non con impeto, e però non si scuote l’uomo, e però aggiugne: Come persona, che per forza è desta; cioè svegliata. E l’occhio riposato intorno mossi. Qui dice che, poichè fu riposato, mosse li occhi intorno. Necessario era che scosso dal sonno, si riposasse e poi mo-