76Et elli a me: L’onrata nominanza,
77Che di lor suona su nella tua vita,
78Grazia acquista nel Ciel, che sì li avanza.
79In tanto voce fu per me udita:
80Onorate l’altissimo poeta:
81L’ombra sua torna, ch’era dipartita.
82Poi che la voce fu restata, e queta,
83Vidi quattro grandi ombre a noi venire:1
84Sembianza aveano nè trista, nè lieta.
85Lo buon Maestro cominciò a dire:
86Mira colui con quella spada in mano,
87Che vien dinanzi ai tre, sì come sire.
88Quelli è Omero poeta sovrano:
89L’altro è Orazio satiro, che vene2,
90Ovidio è il terzo, e l’ultimo Lucano.3
91Perocchè ciascun meco si convene
92Nel nome, che sonò la voce sola,
93Fannomi onore, e di ciò fanno bene.
94Così vid’io adunar la bella scola
95Di quei Signor dell’altissimo canto,4
96Che sopra li altri, come aquila, vola.
97Da ch’ebber ragionato insieme alquanto,
98Volsersi a me con salutevol cenno;
99E il mio Maestro sorrise di tanto:
100E più d’onor ancora assai mi fenno,
101Ch’ei sì mi fecer della loro schiera,
102Sì ch’io fu’ sesto tra cotanto senno.
- ↑ v. 83. quattro ombre grandi
- ↑ v. 89. Vene, convene e più sotto lumera mostrano l’uso di fognare l’i presso gli antichi. E.
- ↑ v. 90. C. M. e ultimo è Lucano.
- ↑ v. 95. Di quel Signor