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c a n t o    iv. 109

22Andiam, che la via lunga ne sospigne.
     Così si mise, e così mi fe entrare
     Nel primo cerchio, che l’abisso cigne.
25Quivi, secondo che per ascoltare,
     Non avea pianto, ma che di sospiri,
     Che l’aura eterna1 facevan tremare.
28Ciò avvenia di duol2 sanza martiri,
     Ch’avean le turbe, ch’eran molte e grandi,
     D’infanti, e di femmine, e di viri.
31Lo buon Maestro a me: Tu non dimandi,
     Che spiriti son questi, che tu vedi?
     Or vo’ che sappi, innanzi che più andi3,
34Ch’ei non peccaro; e s’elli ànno mercedi,4
     Non basta, perchè non ebber battesimo,
     Ch’è parte della Fede che tu credi;
37E se furon dinanzi al Cristianesimo,
     Non adorar debitamente a Dio:
     E di questi cotai son io medesimo.
40Per tai difetti, e non per altro rio,
     Noi sem perduti, e sol di tanto offesi,5
     Che sanza speme vivemo in disio.
43Gran duol mi prese al cor, quando lo intesi:
     Perocchè genti di molto valore
     Conobbi, che in quel limbo eran sospesi.
46Dimmi, Maestro mio, dimmi Signore,
     Cominciai io per voler esser certo
     Di quella Fede, che vince ogni errore:

  1. v. 27.  C. M. che l'aere eterno
  2. v. 28.  C. M. Ciò provenia da duol
  3. v. 33.  Andi, voce regolare del verbo andare; ma oggi sostituita da vada o vadi. E.
  4. v. 34.  s'elli ebber mercedi,
  5. v. 41.  Siamo perduti,