Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[v. 100-111] | c o m m e n t o | 103 |
no, il loco, il tempo, e il seme; cioè lo luogo ove fu la generazione loro e natività, e lo tempo quando fu, e lo seme onde fu la loro generazione, e nazione. Di lor semenza e di lor nascimenti. Quasi dica: Non solo biastemavano lo logo e il tempo e il seme di lor semente; cioè di loro generazione; cioè della loro natività che s’intende per le semente; ma eziamdio di lor nascimenti; cioè della loro natività. Differenzia è tra seme, e semente; imperò che seme è innanzi che si semini, semente è poi ch’è seminato; sicchè vuol dire che bestemmiavano lo luogo dov’ erano generati e nati, et il tempo quando furono generati e nati, e lo seme paterno e luogo materno, del quale e nel quale erano generati e nati. Questa bestemmia1 finge l’autore come conveniente a’ dannati: imperò che i dannati vorrebbono innanzi che Dio et ellino e tutto il mondo fosse annichilato, che essere dannati, o che ogni cosa parimente dannata fosse con loro. Poi ci ritrasser tutte quante insieme; le dette anime, Forte piangendo, alla riva malvagia; del fiume Acheron, che è bene malvagia: chè dà privamento d’allegrezza, Ch’attende; cioè la quale aspetta, ciascun uom, che Dio non teme; la riva d’Acheron aspetta ciascun che non teme Dio. Chi non teme Idio è dannato, et ogni dannato è aspettato da quella riva. Caron demonio. Ecco che lo nomina e ponlo per demonio, come si conviene alla sentenzia litterale. con occhi di bragia; cioè con occhi fiammeggianti, questo fu posto di sopra. Loro accennando, tutte le raccoglie; in su la nave. Lo cenno del dimonio, quanto a quelli del mondo, è la suggestione e il conforto e l’incitamento al peccato; ma quanto a quelli dell’inferno è lo rappresentamento del peccato commesso. Batte col remo qualunque s’adagia; cioè qualunque non va2 tosto. Lo remo di Caron che batte li miseri peccatori quanto a quelli del mondo, è la complacenzia delle cose mondane: imperò che con questo remo, l’amor disordinato fa andare li peccatori in su la nave de’ vizi e de’ peccati; e quanto a quelli dell’inferno si dee intendere che sia la coscienzia: imperò che noi doviamo credere che, come l’anime escono de’ corpi, elle se ne vanno là, ove la coscienzia loro le giudica; e questo volle intendere l’autore per lo remo: però che niuna anima può indugiare la sua punizione: imperò che la sua coscienzia la sollecita.
C. III - v. 112-120. In questi tre ternari pone lo nostro autore lo passamento della nave di Caron, e raccoglimento dell’anime per una bella similitudine, dicendo: Come d’autunno si levan le foglie, L’una appresso dell’altra, infin che ’l ramo Vede alla terra tutte le sue spoglie. Quasi dica: Come d’autunno, che è una delle quattro parti dell’anno, tra la state e il verno, le foglie caggiono delli arbori