[v. 70-81] |
c o m m e n t o |
97 |
volge il volto in altra parte e calalo giuso, e però aggiunse, e bassi; cioè chinati, come dicesse allora vergognandomi. Temendo che il mio dir li fosse grave; cioè che il mio parlare gravasse Virgilio, Infino al fiume del parlar mi trassi; cioè mi ritirai dal parlare, e stetti cheto. E qui dimostra l’autore quanta reverenzia si dee avere dal discepolo in verso il maestro. Sopra questa parte non è allegoria: però che questo pone l’autore per continuare lo suo processo, se non sopra il fiume che qui si nomina, e non poi. E perciò doviamo sapere che i poeti fingono che lo inferno abbi quattro fiumi e così lo nostro autore; cioè Acheronte, Stige, Flegetonte e Cocito. E parlano i poeti in questo allegoricamente, intendendo del vivere viziosi delli uomini nel mondo: chè quel che sia nell’inferno non sa se non a cui Idio lo vuole rivelare. Possono ben fingere per una cotale convenienzia che questi fiumi sieno nello inferno: imperò che Acheron s’interpetra sanza allegrezza: veramente chi va allo inferno, principalmente è privato d’ogni allegrezza. Secondo trova Stige che s’interpetra tristezza, e questo è conveniente: chè chi va allo inferno, prima è privato d’allegrezza e poi è accompagnato di molta tristizia. Terzo truova Flegeton che s’interpetra ardente, e questo è conveniente secondo che dice la Teologia che nell’inferno è fuoco e arsione, sicchè prima è il peccatore privato d’allegrezza, poi ripieno di tristizia, poi arso nel fuoco e nel suo furore. E quarto trova Cocito che s’interpetra gelo, o vero pianto, e questo è conveniente secondo la Teologia che dice che nell’inferno è gielo e pianto, sicchè prima è lo dannato privato d’allegrezza, poi è ripieno di tristizia, poi arso nel fuoco e nella sua ira, e poi nel suo pianto e freddura d’ogni carità e sommerso nel profondo dell’inferno. E questo è vero, secondo i peccatori che vivono nel mondo, de’ quali allegoricamente intende l’autore: imperò che chi entra nella vita viziosa, che si può dire essere entrato nell’inferno, quanto alla condizione, et obbligazione, come mostrato è di sopra, principalmente è sanza allegrezza, e però tali uomini mai non sono veramente allegri; sicchè si può dire che passi Acheronte: appresso si riempie di tristizia, e così passa Stige: oltre s’intende1 nella ira e nel furore delle sue scellerate affezioni, e così s’attuffa2 in Flegetonte: e poi s’affligge in pianto et in dolore, raffreddandosi d’ogni carità, e così si bagna in Cocito, e qui si sommerge come nel profondo della vita viziosa. E non s’intende che l’autore voglia che ognuno li passi tutti: imperò che nel testo si mostra il contrario; ma alcuni sì, et alcuni infino all’uno et alcuni infino all’altro, secondo la diversità de’ peccatori. E questo intesono i poeti per li fiumi dell’inferno.
- ↑ C. M. s’incende.
- ↑ C. M. s’immerge in Flegetonte: oltre poi.