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i n f e r n o iii. |
[v. 52-69] |
esse prorompe il dolore e dimostrasi di fuori, et è conveniente cosa che sia ricolto da fastidiosi vermi, siccome i loro pensieri ch’andavano poi in vilissime occupazioni. Potrebbesi qui muovere uno dubbio, secondo la lettera; cioè se nell’inferno sono punte l’anime, come dice l’autore che n’usciva sangue: imperò che l’anima non è corpo ch’abbi sangue, ella è spirito, e lo spirito non à carne, nè sangue? A questo si può rispondere quel che dice questo autore determinando questo dubbio nella seconda cantica 25 canto che, come vuole Idio, l’anima uscita del corpo piglia corpo d’aere, e per quel corpo finge l’autore che fossono visibili a lui l’anime passate di questa vita, e che piagnessono e ridessono, e facessono tutti li altri atti che fanno l’anime, che sono nelli corpi della carne del mondo; e per questo si verifica ciò che di loro si dirà nel processo del libro. Ora è da notare che allegoricamente questa pena si trova ne’ miseri cattivi, che in tale modo vivono in questo mondo: imperò che se bene si considera, questi così fatti sono nudi d’ogni operazione et occupazione virtuosa, e poi sono tutti punti dal capo a’ piedi da’ mosconi e vespe; cioè da vilissimi e noiosissimi pensieri e cocenti1, li quali cavano il sangue del corpo; cioè consumano la vita: imperò che per lo sangue s’intende la vita, e da fastidiosi vermi è ricolto a’ piedi loro; cioè le loro affezioni sono accompagnate con occupazioni vilissime, e fastidiosissime nelle quali s’occupa e consuma la lor misera vita, et è mischiato con lagrime: imperò che tutta la lor vita è piena di dolore e tristizia. E qui finisce la prima lezione.
E poi ch’a riguardar ec. Nella lezione passata l’autore tratta del primo luogo dentro alla porta dell’inferno, ove à posto la miseria de’ cattivi vivuti nel mondo sanza fama e loda, ora tratterà dell’avvenimento suo al fiume dell’inferno chiamato Acheron. Et in questa lezione fa sei cose: imperò che si divide in sei parti: imperò che prima pone come vide il fiume Acheron, e grande moltitudine di genti intorno ad esso, e come di ciò dimanda Virgilio, e com’elli risponde. Nella seconda, come appressato al fiume vide un vecchio chiamato Caron venire in su una nave per lo fiume, e quel che disse a quell’anime ch’erano alla proda, e quel che disse anche a lui, e come Virgilio li rispose, et incomincia qui: Et ecco verso noi ec. Nella terza pone quello che l’anime feciono, udite le grida di Caron, e come Caron le ricolse in nave, et incomincia qui: Ma quell’anime ec. Nella quarta pone una similitudine al navicamento di quella nave a passar lo fiume, e comincia qui: Come
- ↑ Contenti legge il nostro codice, che ci siamo arbitrati di correggere col Magliabechiano, al quale pure ci atteniamo ogni volta che il senso lo richieda. E.