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   70 i n f e r n o   ii. [v. 76-84]

ch’ubbidisti tosto Alle vere parole che ti porse! Tu ài sì disposto il mio cuore al venire con le tue parole, ch’io sono tornato nel primo proponimento: or va che la mia volontà è accordata con la tua; tu se’ mio duca, tu se’ mio signore, tu se’ mio maestro. E detto questo, dice che Virgilio si mosse, et allora entrò Dante per lo cammino profondo e salvatico; e qui finisce la sentenzia litterale. Ora è da vedere il testo con le moralità, e allegorie.

C. II - v. 76-84. In questi tre ternari il nostro autore fa due cose; prima dimostra come Virgilio rispose a Beatrice; nella seconda muove uno dubbio, quivi: Ma dimmi ec. Dice prima l’autore che Virgilio li disse che, poi che Beatrice ebbe parlato a lui, come detto è di sopra, elli rispose a lei in tal forma: O donna di virtù sola. Veramente la santa Teologia è donna di tutte le virtù: imperò che a lei sono sottoposte le quattro virtù cardinali; cioè Giustizia, Prudenzia, Fortezza e Temperanzia, con le loro specie e le tre teologiche; cioè Fede, Speranza e Carità, come si dimostra per l’autore nella seconda cantica nel canto 31. per cui; cioè per la qual donna, L’umana specie eccede; cioè avanza, ogni contento; cioè ogni cosa contenuta, Da quel Ciel ch’à minor li cerchi sui, che li altri cieli. Questo è il cielo della luna, il quale è l’ultimo in verso la terra e il più basso, e però li suoi cerchi sono minori che quelli delli altri cieli, che sono più alti. Veramente per la Teologia accompagnata, come detto fu di sopra, con la grazia cooperante e consumante, l’uomo avanza tutte le cose che sono dalla luna in giù: imperò ch’ella ci beatifica, e per la beatitudine l’uomo avanza tutte l’altre cose del mondo, e notantemente disse dalla luna in giù, perchè non s’intendesse degli angeli: però che per conoscere Idio, che è la beatitudine dell’uomo, l’uomo non avanza l’angelo: imperò che ancora l’angelo è beato per tale conoscimento; e perchè molti vogliono dire che i cieli sono girati per li angeli, però disse pure ogni contento dal cielo della luna. Di questa opinione fu l’autore quando disse: Voi, che intendendo il terzo ciel movete ec. Tanto m’aggrada il tuo comandamento; cioè tanto piace, Che l’ubbidir, se già fosse, m’è tardi; cioè se ora t’ubbidissi, mi parrebbe avere troppo tardato1. E per questo possiamo notare che allegoricamente l’autore vuole mostrare quanto la nostra ragione da sè è presta a ubbidire i comandamenti della santa Teologia. Più non t’è uopo aprirmi il tuo talento; cioè non t’è più mestieri che manifestarmi il tuo piacere, ch’io sono apparecchiato a ubbidire. Ma dimmi la cagion, che non ti guardi. Qui finge l’autore che Virgilio domandasse Beatrice, perchè non si guardava di discendere nel limbo, dicendo: dimmi la cagion, che; tu Beatrice non ti guardi Dello scender qua giù in questo centro. Centro è il

  1. C. M.  indugiato.