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nato questo ec. Nella quinta pone per una similitudine, come Dante rinvigorito si dispone a seguir Virgilio, quivi: Quali i fioretti.
Divisa adunque la lezione, ora è da vedere la sentenzia litterale. Dice adunque così: Poichè Virgilio ebbe detto a Dante quello che Beatrice li avea parlato, dice ora com’elli rispose a lei in tal forma: O Donna di virtù sola, per cui l’umana specie avanza ogni contento; ciò che è dentro del ciel della luna, Tanto m’aggrada il tuo comandamento, che ogni indugio ad ubbidirti mi par troppo: non t’è mistieri a questo di dirmi più; ma solvi uno dubbio, dimmi la cagione che non ti guardi di scendere in questo centro del luogo ampio ove desideri di tornare. Et allora Beatrice rispose: Da che tu vuo’ sapere cotanto a dentro, Dirotti brievemente, perchè non ò paura di venir qua entro. Imperò che si dee temere solo di quelle cose, ch’ànno potenza di fare altrui male, e non dell’altre; et io sono fatta tale da Dio per la sua grazia, che la fiamma di questo incendio, nè vostra miseria mi può toccare; et appresso voglio che sappi ch’io sono stata mandata, perchè gli è una gentil donna nel cielo che si duole molto di questo impaccio al quale io ti mando. E questa sì parlò ad un’altra ch’à nome Lucia, e sì li disse: Lucia, ora lo tuo fedele à bisogno di te, et io lo raccomando a te. Allora Lucia, che è misericordiosa, si mosse e venne a me Beatrice che sedea con quella antica Rachele, che fu moglie di Iacob, e dissemi: Beatrice, loda vera di Dio, perchè non soccorri colui che t’amò tanto, che per tuo amore uscìe della schiera de’ volgari? Non odi tu la pietà del suo pianto? Non vedi la morte che il combatte in sul fiume tempestoso come il mare? Allora io mi mossi ratta più che persona che mai andasse a fare suo pro o a fuggir suo danno, e venni della mia beata sedia a te in questo fondo, fidandomi del tuo onesto parlare, che onora te e quelli che l’ànno udito. E detto quello che Beatrice avea detto a Virgilio, dice Virgilio a Dante, che poi che Beatrice li ebbe parlato, ella mosse li occhi lucenti lagrimando, perchè mi fe1 più presto del venire; e venni a te Dante com’ella volse e leva’ti dinanzi a quella fiera che ti tolse la corta via del bel monte che volevi salire. Dunque perchè ristai, Dante? Perchè ài tanta viltà nel cuore? Perchè non ài ardire e franchezza, poi che tre sì fatte donne curano di te nella corte del cielo, et ancora io ti prometto tanto bene? Allora pone Dante che fu tutto riconfortato, e dice: Come li fioretti la mattina stanno chiusi e chinati per lo gelo della notte, e levato lo sole si dirizzano et apronsi; così io ritornai di mia virtù stanca e tanto buono ardire mi giunse al cuore che io cominciai come persona franca: O pietosa colei, che mi soccorse, E tu cortese,
- ↑ Fe terza persona singolare del passato, originata da fere è voce intera, e ricusa l’apostrofo. E.