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SONETTO LXXVI
L’onde di questa vita in fragil legno;
L’alto favor, e ’l mio fido sostegno
Tolse l’acerba morte in un momento. 4
Veggio il mal grave, e ’l mio rimedio spento,
E ’l mar turbato, e l’aere d’ira pregno,
D’atra tempesta uno infallibil segno,
E ’l valor proprio al mio soccorso lento. 8
Non che sommerga le commosse arene
Temo, nè rompa in perigliose sponde;
Ma duolmi il navigar priva di spene. 11
Almen, se Morte il vero porto asconde,
Mostrimi il falso suo, che chiare e amene
Mi saran le sue irate e torbid’onde. 14
——
SONETTO LXXVII
Sospetti cinta, fra dubbiose spene
E certo affanno, fra diletto e pene
Sempre avean qualche nebbia i dì più chiari. 4
Non fur sì larghi allor, ch’or tant’avari
Deggian mostrarsi i Cieli, onde sostiene
Intiero mal per l’imperfetto bene,
Che già godeva il cor negli anni cari. 8
Sotto sì fiera legge quel Signore
Del danno liberal, dell’util parco,
Che fa i giorni infelici, e liete l’ore, 11
Al crudo regno suo per dolce varco
Con frode ascosa, e sicurtà di fuore,
M’indusse di fe nudo, e insidie carco. 14