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SONETTO LXX
Nel mondo ogn’altro, ancor nel Ciel sublima,
Come avesti tra noi la palma prima,
Esser de’ tua la più pregiata sede. 4
Fin che l’immagin viva, e l’occhio riede,
La bella tua memoria in alta cima
Di quei chiari pensier, ch’an vera stima,
Farà dell’opre degne immortal fede. 8
Che nè invidia qua giù, nè là su merto
Di fam’al mondo, e al Ciel di gaudio eterno,
Il primo pregio la tua gloria tolse. 11
Ragion l’afferra, e Amor lo mostra aperto,
Che ’l tuo vivo splendor riluce interno
Nel petto, ov’ogni error prima disciolse. 14
——
SONETTO LXXI
S’io miro la beltà, ch’in terra adoro,
Le stelle, i bei rubin, le perle, e l’oro,
Perchè la vaga luce il duol contempre; 4
Raddoppia il mio martir, non par che ’l tempre,
Ch’io senza speme miro ’l bel tesoro,
Onde n’acquisto danno, e non ristoro,
Sicchè convien piangendo io mi distempre. 8
L’oro il laccio nel cor, i rubin fiamma,
Lagrime amar le perle, e i dolci lumi
Strali, ch’al petto anno infallibil segno: 11
Sicchè ’l novo mirar di nuovo infiamma,
E mirando convien, che mi consumi:
Morir non posso, e tal viver disdegno. 14