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SONETTO LXIV


Veggio portarvi in man del mondo il freno,
   Fortuna sempre al vostro ardir seconda,
   Onde tosto si spera in terra, e ’n onda
   Pace più ferma, e viver più sereno.
Che non solo il paese, u’ ’l Tago, e ’l Reno,
   L’ Istro, il Rodano, il Pò superbo inonda,
   Treman di voi, ma quanto apre e circonda
   Il gran Padre Ocean col vasto seno.
Vedete come allo spuntar d’ un raggio
   Della vostra virtù, qual nebbia vile,
   Sparve del crudo Scita il fiero stuolo,
Seguite l’ alto a voi degno viaggio,
   Che ’l ver Pastor Clemente per voi solo
   Guida lo sparto gregge ad un ovile.


SONETTO LXV


Sento per gran timor con alto grido,
   Al venir d’ un’ eccelsa Aquila altera,
   Fuggir tutti gli augelli in varia schiera,
   Nè ben fidarsi ancor nel proprio nido.
Ella secura col presidio fido
   Dei Cieli, e della sua virtù sincera,
   Con nuovo onor, con maggior gloria spera
   Volar superba in ogni estremo lido.
Ma il mio bel Sol, che per aprir il volo
   Tante nubi scacciò col suo gran lume,
   Gode nell’ opre delle sue fatiche.
E prega il Ciel, che stenda in ciascun polo
   L’ ali, e che tanto abbia le stelle amiche,
   Ch’ alzando il vol rinforzi ognor le piume.