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xlii Testimonianze.

Il proprio Sol, il divin Spirto, il raro
   Sposo vostro, di cui morto anco ardete,
   In puro stile or dolce voi piangete,
   Sovra quanti altamente già cantaro.
Ben cortese destin, che udir ne diede
   Sì chiara tromba, e sì lodato canto;
   Dove amor vivo, e morto arder si vede.
Beata voi; e lui per voi; ch’ei quanto
   Dura il Ciel, fia di vera gloria erede,
   E voi viva terrà la fiamma, e il pianto.

Se ben il vostro Sol del Cielo in parte
   Debita a lui risplende presso a Giove;
   Pur più amarlo che mai, par che vi giove,
   Che dal cor morte un vero amor non parte.
E se questo Sol vostro, onor di Marte
   Vive tra noi per le mostrate prove,
   Voi col color, che non si trova altrove,
   Che in Parnaso il pingete vivo in carte.
Felice voi; felice ben; che a tale
   Congiunta vi trovaste al tempo nostro
   Di qual si voglia spirto antico eguale,
Ma più felice voi; che nel cor vostro
   Fu vivo, e morto vive; onde immortale
   Si vede far del solo eterno inchiostro.


Il Cav. Giambatista Marini nella sua Galleria pag. 287.


Sovra il mio stabil marmo, invitta Donna,
   Diedi appoggio fedele al gran Consorte.
   Ne’ vivi intagli della mia Colonna
   Spuntai lo stral, ruppi la falce a morte.
   Ingegno con beltà, plettro con gonna
   Congiunsi insieme, ed agguagliai di sorte,
   Che altri per me contando esser conchiuse
   Due Vener, quattro Grazie, dieci Muse.


Pierius Valerianus Hieroglyfic. in Dedicatione Fenicis ad Victoriam Columnam.


Magni omnino ponderis est Pindari Lyricorum Principis dictum illud, alio quamvis numero in hanc certe sententiam: Carmine res vivunt, carmina rebus egent. Nam Scriptor quamtumlibet elegans, & eximius, si vana, & inania mandare litteris