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XXXII La Vita di

1, venne a quel passo, al quale ogn’uno una volta perviene2.

Salì questa illustre Donna a tale grado di riputazione colle elegantissime sue Poesie,

    vescovo di Ragusi nella Vita del Bembo, di cui fu contemporaneo ed amico, perciocchè venendo egli a favellare della morte di lui accaduta a’ 20. di Gennajo del 1547. così scrive: Parve appunto, che quell’anno si sforzasse di estinguere gli chiari ingegni di Roma, perchè dopo la morte del Reverendissimo Bembo fra termine di un mese ne privò della Sig. Vittoria Colonna Marchesa di Pescara, che a’ giorni nostri in versi è stata un’altra Saffo, ed in opere sante e di carità una S. Elisabetta. Leggesi questa Vita nel Vol. secondo degli Storici delle cose Veneziane, i quasi hanno scritto per pubblico Decreto. Da quanto si è detto intorno al tempo della morte di questa illustre Donna, è manifesto esservi errore di stampa nella data dell’Ottobre 1548., colla quale leggesi la Lettera di Vincenzo Martelli a lei a pag. 45. delle Lettere di quest’Autore stampate in Venezia nel 1561. da’ Bolognino Zaltieri dopo quelle dell’Atanagi, e lo stesso certamente dee credersi della Lettera del Cardinal Polo colla data del Marzo 1548. Epist. Card. Regin. Poli. Tom. 4., nella quale piagne la morte di Vittoria come di fresco accaduta.

  1. Non sono mancati de’ maligni, i quali abbiano tentato di macchiare la fama di questa piissima Dama, raro esemplare di vita cristiana, per la stima in cui ella ebbe Fra Bernardino Ochino, tacendo costoro non a caso, che ciò riguardi solamente quel tempo, in cui egli facevasi da tutti ammirare, come un vero modello di vita penitente, ed in cui aveva grido di zelantissimo predicatore, pieno dello spirito di Dio; dovendosi certamente dire tutto in contrario rispetto al tempo che venne, dopo aver lui empiamente abbandonato l’Ordine di S. Francesco e la Religione Cattolica. Da due Lettere del Bembo a lei dei mesi di Febbrajo e Marzo del 1539. Op. Bemb. Vol. 3. pag. 334. 335. nelle quali egli favella dell’Ochino, può agevolmente comprendersi qual fosse costui prima della sua caduta. Nella prima: Confesso di non aver mai udito predicare più utilmente, nè più santamente di lui; nè mi maraviglio se V. S. l’ama tanto, quanto ella fa.
  2. In morte di lei compose due Ode Marcantonio Flaminio, delle quali una ne indirizzò a Marcantonio Faita; l’altra a Girolamo Torriano. Di questa piacemi di trascriverne alcuni pochi versi, ne’ quali l’Autore seppe ingegnosamente raccogliere molte sue lodi.

    Cui mens candida, candidique mores,
    Virtus vivida, comitasque sancta,
    Caeleste ingenium, eruditioque
    Rara, nectare dulciora verba,
    Summa nobilitas, decora vultus
    Majestas, opulenta, sed bonorum
    Et res, & domus usque aperta ad usus,
    Illa carminibus suis poetas,
    Quotquot saecula multa protulerunt,
    Longe vicerat. . . . . . . . . . . . . .

    Carm. Lib. 5.