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Vittoria Colonna | xxvii |
In quale stima e riputazione fosse quivi la nostra Marchesana, può agevolmente comprendersi da ciò, che il Molza scrive di Roma a Camillo suo figliuolo a Bologna a’ 24. di Maggio di quest’anno. Io credo, che molto faccia al proposito nostro la venuta della Signora Marchesa di Pescara in Ferrara, nè saprei io immaginarmi persona, che in questa nostra causa ci potesse essere di maggior giovamento cagione: ella con l’autorità sua, e con la buona volontà, che sempre mi ha dimostrato, potrà forse quello che io penso, che nè Lettere di Papa, nè di Cardinali abbiano potuto a quest’ora1. Mentre ella dimoravasi in Ferrara, andava rivolgendo tra se di fare un viaggio a Gerusalemme, mossa dal desiderio di visitare que’ santi luoghi, e certamente sarebbe ella venuta all’effetto, se il Marchese del Vasto, cui non sofferiva l’animo di vederla esporsi ai pericoli di sì lungo viaggio, non
- ↑ Ciò si legge nella prima delle quattro Lettere del Molza accennate nella nota antecedente.
Raccolta di Lettere scritte a quest’Autore, e benchè la seconda trovisi colla data del 1539.; la stretta relazione, che questa ha con la prima, scopre agevolmente l’errore di stampa, e ci dà a conoscere essere stata scritta del pari che l’altra nel 1537. Si ha di ciò più chiara notizia da quattro Lettere del Molza scritte di Roma nei mesi di Maggio, Giugno, e Settembre dello stesso anno a suo figliuolo Camillo a Bologna, le quali si leggono a pag. 65. 67. 71. 75. del Vol. 3. delle Opere di questo Poeta, raccolte ed illustrate dal chiarissimo Sig. Ab. Serassi. Bergamo 1747.