Io vedea l’onorata e sacra testa,
Che suole aver di stelle ampia corona, 105Di spine averla acute ora contesta:
E piagata la man, che toglie e dona
Al ciel corso, al Sol luce, ai mortal vita, 108Qui virtù, là su gloria eterna e buona.
Su gli omer santi, acciò ch’al ciel gradita
Sia l’umil nostra spoglia, io vidi ’l legno, 111Ch’a pianger sempre il primo error m’invita;
Quel del nostro gioir securo pegno,
Ch’adorar con le man giunte si deve, 114Perch’ei sostenne il nostro ver sostegno.
Non fu alle sante spalle il peso greve,
Quanto dovrebbe, oimè, del nostro affanno 117Tal rimembranza farne spesso lieve!
Sul carro, alla man destra, in real scanno
La Vergin era d’ogni virtù esempio, 120Per cui possiam fuggir l’eterno danno.
Costei fu innanzi a tutti i tempi Tempio
A Dio sacrato, e vidi, e sapea come 123Con umiltà calcò ’l superbo e l’empio.
Ai santi piè colei, che simil nome
Onora, vidi ardendo d’amor lieta 126Risplender cinta dell’aurate chiome;
La mosse a pianger qui ben degna pieta;
Onde ’l ciel vuol, che con egual misura 129In vece del dolor la gloria or mieta:
Poi ch’ella resse la sua fe secura,
Non volse ’l piè fedel, nè strinse ’l pianto; 132Ma con cor fermo, e con pietosa cura
Sola rimase, e dentro al suo bel manto
Mille chiare virtù davan conforto 135All’alta voglia, al grande animo santo.
Al sepolcro cercando il Signor nostro,
L’apparve vivo, e diede alto e felice 138Al gran mar delle sue lagrime porto.