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SONETTO CCXII


G
razie a te, Signor mio, che allor verace

     Sento la tua promessa, allor la fede
     Si fa più forte, allor (tua gran mercede)
     Nel maggior duol la speme è più vivace:4
E se ben per brev’ora afflitta giace
     La carne inferma quasi in propria sede,
     Lo spirto principal, che la possiede,
     Dona arra al cor de la sua eterna pace.8
Al qual parea d’avere un nembo nero
     Entro e d’intorno, non ch’ei fosse oppresso,
     Anzi nel tuo valor fatto più altero;11
Quand’io mi vidi, più che mai dappresso,
     Da te mandato a me, colui, che 'l vero
     M’ha sempre così ben ne l’alma impresso;14
                              Onde ’l celeste messo
     Scacciò le nebbie, e di pietade adorno
     Rese al core ed agli occhi un puro giorno. 17