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SONETTO CLXXVIII
Mosso ’l pensier talor da un grande ardore,
Nudrito in noi per fede e speme ardente,
Vola con tanto ardir ch’entra sovente
Ove scorger no ’l potè altro ch’amore.
Ivi in Colui s’interna, il cui valore
Arma di tal virtù l’accesa mente
Che vede l’orma, ode la voce e sente
L’alto Suo aiuto in questo cieco errore;
E, se ben trae dolcezze e brevi e rare
Dal Fonte sacro, oh qual porge virtute
Una sol stilla in noi del Suo gran mare!
Son poi tutte le lingue a narrar mute
Come quel dolce infra quest’onde amare
Manda a l’infermo cor vera salute.
SONETTO CLXXIX
Corsi in fede con semplice sicuro
Animo, e voglie risolute e pronte,
A ber de l’acqua viva, o eterna Fonte,
In questo vaso Tuo si eletto e puro.
Tu dici ch’ei mi purga in Te l’oscuro
Antico velo, e ch’ei mi guida al monte
Ove Tu surgi, e fa palesi e conte
Le stille da far molle ogni cor duro;
Ei dice esser a me qual vii cisterna
Aperta, e ch’io con falsa sete sempre
Del Tuo si largo mar per lei mi privo.
Ond’io prego ed aspetto in varie tempre
Qui sola e peregrina: o Fonte vivo
Di pietà vera e lui e me governa!