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SONETTO CLXX


I
l Sol, che i raggi suoi fra noi comparte,

     Sempre con non men pia, che giusta voglia,
     Ne veste di virtà, di vizii spoglia,
     Solo per sua mercè, non per nostra arte.4
Che giova il volger di cotante carte?
     Preghiamo lui, che d’ogni error ne scioglia,
     Che quanto l’alma in se stessa s’invoglia,
     Tanto dal vero suo lume si parte.8
L’occhio sinistro chiuso, il destro aperto,
     L’ale della speranza e della fede
     Fan volar alto l’amorosa mente.11
Per verace umiltà si rende certa
     De’ sacri detti, anzi col cor gli sente
     Colui, che poco studia, e molte credo.14


SONETTO CLXXI.


D
ue modi abbiam da veder l’alte e care

     Grazie del ciel, l’uno è guardando spesso
     Le sacre carte, ov’è quel lume espresso,
     Ch’all’occhio vivo sì lucente appare;4
L’altro è, alzando del cor le luci chiare
     Al libro della croce, ov’egli stesso
     Si mostra a noi sì vivo e sì dappresso,
     Che l’alma allor non può per l’occhio errare;8
Con quella scorta ella sen va sospesa
     Sì, che se giunge al disiato fine,
     Passa per lungo e dubbioso sentero;11
Ma con questa sovente da divine
     Luci illustrata, e di bel foco accesa
     Corre certa e veloce al segno vero.14