Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/217


165

SONETTO CLXVIII


Q
uanto di bel, di dritto, e buon si vede,

     Si vide, o si vedrà nel mondo errante
     Produr dalle ben nate elette piante,
     Son frutti d’una viva accesa fede;4
Mentre l’alma gentil per grazia siede
     Sovra gli affetti umani, o quali e quante
     Glorie le scopre il caro eterno amante,
     Serbate sol, per cui più L’ama e crede!8
O benedetto Sol, ch’apre e rischiara
     L’occhio immortal, sì ch’ei scorge per ombra
     Quel, ch’in prima scorgea per luce chiara:11
Onde l’alma s’umilia e si disgombra
     Da le sue immagin false, perchè impara,
     Che ’l suo stesso veder la inganna e adombra.14

SONETTO CLXIX


A
nima chiara, or pur larga e spedita

     Strada prendesti al Ciel da questa oscura
     Valle mondana, in su volando pura,
     Più ch’io non posso dir, bella e gradita:4
Era di ricco stame intorno ordita
     La tua veste mortal con tal misura,
     Che ’l fin di questa tua fragil figura
     Ti fu principio all’altra miglior vita.8
Beato Federico, or son disciolti
     I legami del sangue, e quel più caro
     Nodo è ristretto, ch’a ben far mi spinse.11
Or convien, ch’io riguardi, e non ch’io ascolti
     Da te le grazie, onde il Signor ti strinse
     A ricever per dolce il giorno amaro.14