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Vittoria Colonna xv

non avere la fortuna cangiato verso di lei il suo costume, e la sua natura, avendole costei apparecchiato nuove sciagure. Ritrovavasi il Marchese in Milano assai debole, e disagiato della persona per il soverchio bere d’acqua, non meno che per i molti disastri e fatiche in guerra sostenute, a cura della quale infermità nè consiglio di medico, nè virtù di medicina alcuna pareva che valesse, anzi ogni giorno più andava scemando di forze. Di tale malattia tenendosi egli spacciato, ne diede avviso alla moglie, perchè senza indugio si portasse a Milano, bramoso di vederla prima di morire 1. In pochi giorni così egli andò di cattivo in peggiore stato, che venne sfidato da’ Medici, e sentendosi venir meno lo spirito, e vicino alla morte, fatto chiamare a se il Marchese del Vasto suo cugino, gli raccomandò con quell’affetto, che potè maggiore, l’amatissima sua Moglie, di cui non avendo avuto figliuoli2 in diciannove anni di matrimonio 3 dichiarollo e-

  1. Giovio ibid.
  2. Giovio ibid. Ella fa cenno di questa sua sterilità nel Sonetto, che comincia:

    Quande morte tra noi disciolse il nodo

    e poco sotto:

    Sterili i corpi fur, l’alme feconde.

  3. L’anno 1525., in cui il Marchese di Pescara venne a morte, dee certamente riputarsi il diciannovesimo del suo matrimonio, seguito verso il fine del 1506. o nel cominciare del 1507. veggasi il Giovio nella Vita di lui Lib. 7.