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SONETTO XCIV


D
el mondo, e del nimico folle e vano

     Gir trionfando, e dell’iniqua morte.
     Signor, chiudendo le tartaree porte
     Pur con la nuda tua piagata mano;4
L’erto obliquo sentier e dritto e piano
     Farne del cielo; e le tue luci scorte
     Essere a’ santi padri a quella corte,
     U’ lor condusse il valor più che umano,8
Grand’opra fu di Re saggio, prudente;
     Ma raccorre i dispersi miei penseri,
     Aprir per forza l’indurato petto,11
Far ch’in me sian l’altere voglie spente,
     Raccendendo i desiri umili e veri,
     Sol de la tua pietà fia degno effetto.14


SONETTO XCV


D
i vero lume abisso immenso e puro

     Con l’alta tua pietà le luci amiche
     Rivolgi a questi, quasi vil formiche,
     Saggi del mondo, ch’anno il cor sì duro.4
Rompi dell’ignoranza il grosso muro,
     Ch’ancor li copre, e quelle nebbie antiche
     Del vecchio Adamo scaccia, empie nemiche
     Al divin raggio tuo caldo e sicuro.8
Tal che rendendo al pastor santo onore,
     Vestiti sol di pura fede viva,
     Portin la legge tua scritta nel core:11
Sì che dei propri affetti ogni alma schiva,
     Voli con l’ali del verace amore
     A la beata tua celeste riva.14