Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
128 |
SONETTO XCIV
Gir trionfando, e dell’iniqua morte.
Signor, chiudendo le tartaree porte
Pur con la nuda tua piagata mano;4
L’erto obliquo sentier e dritto e piano
Farne del cielo; e le tue luci scorte
Essere a’ santi padri a quella corte,
U’ lor condusse il valor più che umano,8
Grand’opra fu di Re saggio, prudente;
Ma raccorre i dispersi miei penseri,
Aprir per forza l’indurato petto,11
Far ch’in me sian l’altere voglie spente,
Raccendendo i desiri umili e veri,
Sol de la tua pietà fia degno effetto.14
SONETTO XCV
Con l’alta tua pietà le luci amiche
Rivolgi a questi, quasi vil formiche,
Saggi del mondo, ch’anno il cor sì duro.4
Rompi dell’ignoranza il grosso muro,
Ch’ancor li copre, e quelle nebbie antiche
Del vecchio Adamo scaccia, empie nemiche
Al divin raggio tuo caldo e sicuro.8
Tal che rendendo al pastor santo onore,
Vestiti sol di pura fede viva,
Portin la legge tua scritta nel core:11
Sì che dei propri affetti ogni alma schiva,
Voli con l’ali del verace amore
A la beata tua celeste riva.14