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di Pescara rimase ferito in molte parti della persona, ed ebbe quasi tutta la gloria de’ considerabili vantaggi dagl’Imperiali riportati sopra de’ Francesi; ella intese, che varj Principi uniti in lega contro Cesare, tentavano di farvi entrare ancora suo marito, offerendogli il Regno di Napoli in ricompensa della sua infedeltà; poichè temendo non forse egli abbagliato dallo splendore del Diadema accettasse l’offertà; scrissegli che volesse ricordarsi della solita sua virtù, con la cui riputazione e lode egli avanzava la fortuna e la gloria di molti Re. Perciocchè non con la grandezza de’ Regni e de’ titoli, ma per la via della virtù l’onore s’acquista, il quale sempre con chiara lode arriva a’ Discendenti; che ella non desiderava d’ esser moglie di Re, bensì di quel gran Capitano, il quale non solamente in guerra col valore; ma ancora in pace con la magnanimità avea saputo vincere i Re più grandi1. Questa lettera svegliò tali pensieri nell’ animo del marito, che rinunziò apertamente alle speranze del trono, anzichè far cosa contraria alla virtù, in cui al primo invito de’ Collegati parea, che egli cominciasse a vacillare.

Non molto dopo la giornata di Pavia, seguita nel Febbrajo del 1525, ella conobbe

  1. Giovio nella Vita di lui. Lib. 7.