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SONETTO LXXXVIII


Mira l’alto Principio onde deriva,
Anima, Tesser nostro, e vedrai bene
Ch’Ei qua giù ti mandò con quella spene
Del cui gran frutto il proprio error ti priva.
Sei presso ove si paga a l’altra riva
D’eterna gloria o ver d’eterne pene,
Come qui sarai stata a le sirene
Volta del mondo o del lor canto schiva.
Deh ! fa’ che non ti volgan le seconde
Da la prima Cagion, onde '1 dissegno
Divin s’offenda da mortai colori;
Non sottragge la grazia, né ci asconde
La bella luce l’immortal sostegno
Quando emenda il pentir i nostri errori.


SONETTO LXXXIX


Alma, poiché di vivo e dolce umore
Ti pasce il caro Padre, ergi sovente
La speme a Lui, ch’ha dileguate e spente
Le ’nsidie ascose in noi dal proprio amore.
Con la croce, col sangue e col sudore,
Con lo spirto al periglio ognor più ardente,
E non con voglie pigre ed opre lente
Dee l’uom servir al suo vero Signore.
Ogni fatica è dolce a quelle membra
Che vivon sempre unite, Sua mercede,
Al Capo lor, che visse in tanto amaro,
E ’l mio fido pensier pur mi rimembra
Ch’Ei d’ogni ben fu per Se stesso avaro
Quant'or è largo a chi L’ama con fede.