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SONETTO LXXXVIII


M
ira l’alto principio, onde deriva,

     Anima, l’esser nostro; e vedrai bene
     Ch’ei qua giù ti mandò con quella spene,
     Del cui gran frutto il proprio error ti priva.4
Sei presso, ove si paga all’altra riva
     D’eterna gloria o ver d’eterne pene;
     Come qui sarai stata, alle sirene
     Volta del mondo, del lor canto schiva,8
Deh fa, che non ti volgan le seconde
     Dalla prima cagione, onde ’l dissegno
     Divin s’offenda da mortai colori.11
Non sottragge la grazia, nè ci asconde
     La bella luce l’immortal sostegno,
     Quando emenda il pentire i nostri errori.14


SONETTO LXXXIX


A
lma, poichè di vivo e dolce umore

     Ti pasce il caro Padre, ergi sovente
     La speme a lui, ch’ha dileguate e spente
     Le ’nsidie ascose in noi dal proprio amore.4
Con la croce, col sangue, e col sudore,
     Con lo spirto al periglio ognor più ardente,
     E non con voglie pigre, ed opre lente
     Dee l’uom servire al suo vero Signore.8
Ogni fatica è dolce a quelle membra,
     Che vivon sempre unite (sua mercede)
     Al capo lor, che visse in tanto amaro.11
E ’l mio fido pensier pur mi rimembra,
     Ch’ei d’ogni ben fu per se stesso avaro,
     Quant’or è largo a chi L’ama con fede.14