Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/168


116

SONETTO LXX


O
vunque giro gli occhi, o fermo il core

     In questa oscura luce, e viver morto
     Nostro, dove il sentier dritto dal torto
     Mal si discerne infin all’ultime ore;4
Sento or per falsa speme, or per timore,
     Mancare all’alma il suo vital conforto,
     S’ella non entra in quel sicuro porto
     De la piaga ch’in croce aperse Amore.8
Ivi s’appaga, e vive; ivi s’onora
     Per umil fede; ivi tutta si strugge
     Per rinnovarsi a l’altra miglior vita.11
Tanto ella queste fosche e mondane ugge
     Schifa, e del vero Sol gode l’aurora,
     Quanto più dentro a lei si sta romita.14


SONETTO LXXI


S
e ’l Sol, che i raggi suoi fra noi comparte

     Sempre con non men pia, che giusta voglia;
     Ne veste di virtù, di vizi spoglia,
     Per sua dolce mercè, non per nostra arte;4
In vece di voltar volumi e carte
     Preghiamo Lui, che d’ogni error ne scioglia;
     Che quanto l’alma in se stessa s’invoglia,
     Tanto più dal cammin dritto si parte.8
L’occhio sinistro chiuso, e ’l destro aperto,
     L’ale della speranza e della fede
     Alzan sopra di se ciascuma mente.11
Per verace umiltà più si fa certo
     Dei sacri detti, e più a dentro gli sente
     Colui, che poco legge, e molto crede.14