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SONETTO XL


C
on vomer d’umiltà larghe e profonde

     Fosse convienimi far dentro al mio core,
     Sgombrando il mal terreno, e ’l tristo umore,
     Pria che l’aggravi quel, questo l’inonde,4
Tal ch’altra poi miglior terra il circonde,
     E più fresca del ciel pioggia lo irrore;
     Onde la vite del divino amore
     Germini frutti, non labrusca e fronde.8
Ma pria che l’ombra in tutto la ricopra,
     E poscia indarno fra le vane foglie
     Aspetti il caldo del celeste raggio;11
Lui, che fu sol umil, prego, che scopra
     Se stesso al cor, poichè da me sempre aggio
     Tenebrosi pensier, superbe voglie.14


SONETTO XLI


L
’invitto Re del ciel, sol d’amor vero

     E d’alta pura ubbidienza armato
     In mezzo del superbo mondo ingrato,
     E del popolo suo malvagio e fero,4
Tolse lo scritto, ov’era il primo altero
     Uomo a l’eterno duol sempre obbligato,
     Miser, tristo, prigion, servo, legato,
     Sotto la dura legge e l’aspro impero;8
Spogliando i gran tiranni a campo aperto,
     Prese di terra in croce un picciol volo,
     Ivi l’affisse, e lo dannò col sangue;11
Indi carco di spoglie, il camin erto
     Salio del ciel. Questo è il trionfo solo,
     La cui gloria per tempo unqua non langue.14