Pagina:Colonna - Rime, 1760.djvu/148


96

SONETTO XXX


V
edea l’alto Signor, ch’ardendo langue

     Del nostro amor, tutti i rimedi scarsi
     Per noi, s’ei non scendea qui in terra a farsi
     Uomo, e donarci in croce il proprio sangue.4
Ivi si vede aver, nudo ed esangue
     Disarmati i nimici, e rotti e sparsi
     Lor fieri artigli; e non può più vantarsi
     Del primo inganno il rio pestifero angue.8
Novo trionfo, e in novo modo nota
     Vittoria, che morendo ei vinse e sciolse
     Legato e preso i suoi contrari nodi.11
Ben fu d’ogni superbo orgoglio vota
     Questa alta gloria, onde in se stesso volse
     Insegnarne umiltate in tutti i modi.14

SONETTO XXXI


Q
uella, che ’l bene e ’l male in sì poche ore

     Contra il divin precetto intender volse,
     Col pomo i lunghi affanni insieme colse;
     Onde si piange ancor l’antico errore;4
Ma l’alma sacra vite al grand’odore
     Del salutar suo frutto ne raccolse;
     E i secchi rami al verde tronco involse,
     Che serba eterno il bel vivo colore.8
Seco ne inesta or la ben nata pianta;
     Onde vita si coglie, e l’arbor prima
     Vietata, crudel morte al mondo diede.11
A che salir, per ricader da cima
     Di questa, se di quella a l’ombra santa
     Scorger si può, quanto s’intende e vede?14