Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
SONETTO XXVIII
Vorrei l’orecchia aver qui chiusa e sorda
Per udir coi pensier più fermi e intenti
L’alte angeliche voci e i dolci accenti
Che vera pace in vero amor concorda.
Spira un aer vital tra corda e corda,
Divino e puro in quei vivi instrumenti,
E sì move ad un fine i lor concenti
Che l’eterna armonia mai non discorda.
Amor alza le voci, amor le abbassa,
Ordina e batte equal l’ampia misura
Che non mai fuor del segno invan percote;
Sempre è più dolce il suon, se ben ei passa
Per le mutanze in più diverse note,
Ché chi compone il canto ivi n’ha cura.
SONETTO XXIX
Vorrei che sempre un grido alto e possente
Risonasse, Gesù, dentro ’l mio core,
E l’opre e le parole anco di fore
Mostrasser fede viva e speme ardente.
L’anima eletta, che i bei segni sente
In se medesma del celeste ardore,
Gesù vede, ode e ’ntende, il cui valore
Alluma, infiamma, purga, apre la mente,
E dal chiamarLo assai fermo ed ornato
Abito acquista, tal che la na/tura 10
Per vero cibo suo mai sempre II brama;
Onde a l’ultima guerra, a noi sì dura,
De l’oste antico, sol di fede armato
Già per lungo uso il cor da sé Lo chiama.