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SONETTO CXXII

A
lma cortese, che con dolci accenti

     Lungi da Lete il tuo bel Sole onori,
     E di ogni sua vittoria eterni allori
     Consacri in carte alle future genti; 4
Per sparger, questi di virtute ardenti
     Tutti i suoi raggi, e fur di lui minori
     Destin, Fato, momento, umani errori,
     E ciò ch’apporta di fortuna i venti. 8
Sol una nube amato lume infesta,
     Par che contrasti, e gir non lasci intiero
     Là dove il porta il tuo leggiadro stile. 11
Ciò fu, che ’l bel paese, u’ se di questa
     Terrena cinse, e d’un bel nodo altiero
     Troppo ebbe (mentr’ei ne fe giorno) a vile. 14
 

——

SONETTO CXXIII

S
iccome augelli semplicetti e puri,

     Lungi dal suo natio almo ricetto
     Volano al Ciel cercando a lor diletto
     Piagge più verdi, e fonti più sicuri; 4
Così lasciando gli altri giorni oscuri
     Dopo le spalle, e ogni mortal difetto,
     Con pari passo a fido albergo eletto
     Moveste, che non Tempo, o Morte furi. 8
Ed a se perseguitarvi anch’io già mosso,
     Ma invidia n’ebbe il mio destin nemico;
     In tanto vi perdei miser di vista. 11
Lasso, che penso! del mortal mio scosso
     Sol fui, perch’io restassi più mendico,
     Menando vita tenebrosa e trista. 14