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SONETTO CXIV
Grave dolor, ch’al gentil petto escluse
Desio di vita, e le speranze infuse
Nel cieco oblio d’ogni timor ti cinse; 4
Del sangue altrui il sposo amato tinse
Il manto allor, che dal martir confuse
Fur le ragioni in te, le voci chiuse,
Ch’Amor nell’alma il maggior mal depinse; 8
Quante morti ti tolse, e lunghe e vere,
Quell’una, che ti diede in un momento
Per fuggir grave mal piume leggiere? 11
Ma io, che maggior danno or provo, or sento,
Non dò al mio chiaro Sol voglie sì altiere,
Ch’a mio mal grado il cor vince il tormento. 14
——
SONETTO CXV
Sei or del nostro nome ampio ristoro,
Di lode ornando noi, d’eterno alloro
Cingi a te stesso l’onorata fronte. 4
L’animo invitto, e l’alte forze pronte
Sempr’al maggior periglio, e gemme ed oro
Spregiar non ti bastò, ch’altro tesoro
Trovasti con Apollo al sacro fonte. 8
Ben ti rende sicuro il tuo valore,
E di gran lunga avanzi ogni mortale,
Ond’umiltà d’invidia scarco esalti. 11
Riserbato t’ha ’l Ciel per nostro onore
Tanti, e tant’anni, ch’un soggetto tale
Conviensi a’ tuoi pensier felici ed alti. 14