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― Viva l’imperatore! Fuori l’imperatore!
― Maestà, ― disse il gran cerimoniere, entrando in camera ― alzatevi e affacciatevi al balcone. I vostri sudditi vogliono vedervi.
― Peccato! ― brontolò Pipì, stropicciandosi gli occhi. ― Dormivo così bene! ―
E sbadigliando e barcollando si affacciò al balcone.
― Viva il nostro imperatore! ― gridò novamente quell’immensa folla di scimmiotti radunati sotto le finestre della reggia.
― Grazie, amici, ― rispose Pipì, dimenando la testa in atto di salutare. Sento che avete una bellissima voce, e me ne rallegro tanto con voi. E non avendo altro da dirvi, buona notte e ci rivedremo domani. ―
A queste parole, la folla si sciolse tranquillamente, e Pipì tornò ad accovacciarsi sul suo letto imperiale.
Ma in quel mentre che stava lì per riprendere il sonno, ecco una nuova sinfonia di corni, di cembali e di urli popolari.
― Che cos’è stato? ― domandò alzando il capo.
― Maestà, ― rispose il gran cerimoniere, entrando in camera ― i vostri sudditi desiderano vedervi un’altra volta. Degnatevi affacciarvi al balcone.
― Eccomi subito, ― disse Pipì. ― Pregate intanto i miei amici a concedermi un minuto di tempo, tanto che io possa lavarmi il viso. ―
Passò un minuto, ne passarono due, cinque, venti, e l’imperatore non si vedeva apparire.
Andarono allora a cercarlo in camera, e non lo trovarono più. L’imperatore era sparito.