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tella. Che bel coraggio! e che bella bravura, non è vero, miei piccoli lettori?... Eppure è così: anche fra i ragazzi, se ne trovano pur troppo di questi passerotti e di questi leprottini, che si prendono mille confidenze sguaiate con tutti quegli infelici, che per ragione di età e di malanni non possono più difendersi nè farsi rispettare.
Fatto sta che una notte, mentre Golasecca andava giù per una viottola, fra gli alberi altissimi della foresta, cercando al tasto chiocciole e lumache per mettere insieme un po’ di cena, si trovò sbarrata la strada dal muro di una piccola casa.
Bussò, tutto contento, alla porta.
― Chi è? ― domandò una voce di dentro.
― Sono un povero cieco, smarrito nel bosco, che cerca un po’ di ricovero per passar la nottata.
― Povero ciechino! Entrate pure! ― ripetè quella voce: e la porta si aprì.
Lascio ora pensare a voi come rimase il nostro amico Pipì, quando si accorse di aver ricevuto in casa il suo tremendo persecutore.
XII.
Pipì è fatto Imperatore.
Come mai Pipì si trovava in quella casina solitaria, framezzo i boschi? che cos’era stato di lui, dopo la sua famosa fuga dall’Osteria delle Mosche?
Per rispondere a queste domande bisogna ritornare un passo indietro.