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Ma invece dell’uccelletto, trovò una giacca sopra una seggiola, e sentì che dalla tasca della giacca usciva un calduccino e uno strano odorino di carne.
— Che animale ci sia rinchiuso qui dentro? — cominciò allora a dire fra sè: — Un topino, no dicerto: perchè sarebbe troppo grosso. Forse un pezzo di vitella arrosto? Nemmeno, perchè questo non è odore di carne cotta. O dunque?... —
E tornò ad annusare: e dopo aver annusato e annusato, quell’odore era per lui come un libro stampato: non ci capiva nulla.
Ma intanto che stava lì almanaccando e leccandosi le basette, gli parve di udire un piccolissimo rumore. Rizzò subito gli orecchi, e postosi in ascolto, sentì dentro la tasca un canto fioco fioco, che fece:
— Chicchirichì!
— È un galletto, — disse allora Nanni miagolando dalla gran contentezza — è un galletto di certo. L’odore veramente non parrebbe di carne gallinacea; ma questi gallettacci sono così furbi e traditori!... Mi ricordo sempre che una volta sul palcoscenico d’un teatro, portai via un galletto cotto in umido con le patate; e, nell’andare a casa, mi diventò ripieno di stoppa e di borraccina e di altre porcherie.
— Chicchirichì! — si udi fare una seconda volta.
— Mi chiami, eh? — disse Nanni dentro di sè. — Ora vengo subito a trovarti; non dubitare. È tanti giorni che mi tocca a mangiar lucertole e grilli!... Un po’ di carne di galletto mi rimetterà lo stomaco a nuovo! —
E cominciò a lavorare di unghie e di denti, per aprire i bottoni della tasca.