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Quando rientrò nella stanza, aveva la sua giubbettina infilata e tutta abbottonata, come un piccolo milorde.
― Così va bene ― disse Alfredo. ― Mettetevi ora a sedere, e buon appetito! ―
Il canestro delle nespole fu portato in tavola.
Inutile starvi a dire che, dopo un quarto d’ora, il canestro era vuoto, e lo scimmiottino era pieno, da non poterne più.
― Ora poi me ne vado davvero, ― disse alzandosi da tavola con grandissima fretta.
Ma nel mentre che stava armeggiando per levarsi di dosso la giubbettina, il cameriere si presentò in sala con un magnifico vassoio di melagrane.
― Che odorino! ― gridó Pipi, annusando e lasciando gli occhi sul vassoio delle frutta. ― O quelle melagrane per chi sono?
― Erano per la tua colazione di domani. Ma ormai tu parti, e le mangerò io.
― Io.... partirei volentieri, ma di notte non so camminare. O non sarebbe meglio che partissi domattina, dopo fatto colazione?
― La tua camerina è già preparata. Buona notte.
La mattina dopo, all’ora di colazione, lo scimmiottino si presentò puntualmente vestito con la sua giubba di panno nero: ma il signor Alfredo, dopo averlo squadrato da capo ai piedi, gli disse con accento vivace e risentito:
― Chi vi ha insegnato a presentarvi alla tavola di un gentiluomo, senza scarpe in piedi e senza fazzoletto al collo? Andate subito a mettervi le scarpe e la cravatta. ―
Pipì confuso e mortificato, cominciò a grattarsi la testa e il naso, e piagnucolando disse: