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i piedi scivolavano sui mattoni inverniciati: ed era subito un’altra musata battuta sul pavimento.
Alla fine si rizzó: e toccandosi il naso che era tutto sbucciato, disse piangendo al padroncino:
― Io.... con le scarpe non so camminare.... Io voglio andare scalzo.
― Fatti coraggio, disse Alfredo con un po’ di pazienza ti avvezzerai anche alle scarpe. In questo mondo ci si avvezza a tutto.
― Ma io ci patisco troppo.
― Pazienza! In questo mondo ci si avvezza anche a patire, diceva il mio babbo. Su, su: vieni a guardarti allo specchio. ―
Lo scimmiottino si mosse una seconda volta: ma camminava a sentita, con passo di formica, pianin pianino, come se avesse camminato sulle uova.
Giunto dinanzi allo specchio, diè appena una prima occhiata a volo: e tiratosi indietro spaventato, cominciò a strillare disperatamente:
― Oh come son brutto!... Oh povera mamma mia, come hanno sciupato il tuo scimmiottino!... Non sono più io!... Non sono più Pipì!... Mi hanno vestito da uomo.... e sono diventato un mostro da far paura. Non voglio più star qui: voglio andarmene.... voglio tornarmene a casa mia. Non voglio più questi vestitacci; no, no, no!... ―
E gridando e avvoltolandosi per terra, si levò le scarpe e le buttò nel caminetto: tirò il cappello sul viso del sarto, si strappò il fazzoletto bianco dal collo: e spiccato un gran salto, uscì fuori dalla finestra e si dette a correre per i campi.
Povero Pipì! correva e correva; ma non aveva ancora