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patico giovinetto, che aveva per lui tante cure e tante attenzioni: e pareva quasi che volesse ringraziarlo.

Alla fine, quando a furia di latte, di crostini e di palline di zucchero, Pipì ebbe ripreso tutte le sue forze, allora saltò in terra, e stando ritto sulle gambe di dietro, cominciò a coprir di baci la mano del suo piccolo benefattore.

I pescatori, tutta gente d’ottimo cuore, commossi a questa scena, facevano i lucciconi e si rasciugavano gli occhi: ma il padroncino Alfredo disse loro:

― Andate alle vostre faccende e chiudete la porta di sala: ho grandissimo desiderio di parlare a quattr’occhi con questo scimmiottino. ―


IV.

Pipì diventa l’amico del giovinetto Alfredo.


Quando Alfredo e Pipi si trovarono soli, cominciarono a guardarsi l’uno con l’altro, senza fiatare e senza fare il più piccolo gesto.

E si guardarono per un pezzo.

Alla fine Alfredo, non potendo star più serio, dètte in una gran risata: e lo scimmiottino fece altrettanto.

E risero tutt’e due sgangheratamente, senza sapere il perchè, come ridono i ragazzi un po’ giuccherelli, quando si lasciano prendere dalle convulsioni del riso. Sfogati che si furono, Alfredo disse allo scimmiottino:

― Come ti chiami di nome?

― Pipì.

― E il tuo casato? ―