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― Apritelo! ― disse il giovinetto Alfredo.
― È impossibile, signor padrone. Ci siamo provati a sfondarlo con gli scalpelli, con le scuri e co’ trapani, ma il sacco è più duro del macigno.
― Prendete questo spillo, e bucatelo. ―
E nel dir così, il giovinetto Alfredo si levò dal fazzoletto da collo uno spillo d’oro, sormontato da una grossa perla, sulla quale (cosa singolarissima!) si vedeva dipinta la testa di una bella bambina coi capelli turchini.
I pescatori presero lo spillo in mano, e guardandosi fra loro stupefatti, pareva che volessero dire: «Come è possibile che con questo spilluccio d’oro si possa forare un sacco, che ha resistito ai trapani e agli scalpelli?»
― Bucate subito quel sacco! ― ripetè Alfredo con voce di comando.
I pescatori, per atto di ubbidienza si chinarono, provandosi a infilare la punta dello spillo; e immaginatevi quale fu la loro meraviglia, quando si accorsero che lo spillo entrava con tanta facilità, come se il sacco fosse stato di polenta o di panna montata.
Appena bucato leggermente, il sacco si aprì in due parti, e lasciò vedere un povero scimmiottino, tutto malconcio, che dava appena gli ultimi segni di vita.
Alfredo prese lo scimmiottino in collo e gli bagnỏ la bocca con po’ di latte tiepido.
A poco per volta Pipì si riebbe ed aprì la bocca. Allora Alfredo gli pose in bocca una pallina di zucchero e un crostino imburrato.
Pipì inghiottì il crostino e lo zucchero, senza far nemmeno l’atto di masticarli.
Poi aprì gli occhi e li fissò negli occhi di quel sim-