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e presa la rincorsa, andò a testa bassa a battere una terribile cornata nel sacco.
― Ohi! son morto!... ― gridò di dentro il povero Pipì; e non disse altro.
Intanto il sacco, a quell’urto screanzato, riprese di nuovo a ruzzolare per terra, come una vescica piena d’aria e il topo e il vitello a corrergli dietro per fermarlo: e il sacco via.... ruzzolava sempre più lesto.... e il topo e il vitello a rincorrerlo a salti e con la lingua fuori.
E dopo aver corso una giornata intera, e, quando erano proprio lì lì per raggiungerlo, il sacco fece altri due ruzzoloni e giù.... cadde in un fiume così profondo e così largo, che non si vedevano le sponde da una parte all’altra.
La mattina dopo alcuni pescatori bussarono alla porta di un bel palazzo, e al servitore che veniva ad aprire, chiesero premurosamente:
― È alzato il padroncino Alfredo?
― Il padroncino ― rispose il portiere ― è nella sala terrena, che prende il caffè e latte.
― Avvisatelo, che stamani all’alba abbiamo pescato nel fiume il famoso sacco....
― Che cos’è mai questo sacco?
― Gli è quello che il padroncino aspetta da parecchi giorni. ―
Appena il portiere ebbe fatta l’imbasciata, tornò in un attimo sulla porta, e disse ai pescatori:
― Passate subito. ―
I pescatori entrarono col sacco sulle spalle, e giunti alla presenza del padrone, lo posarono delicatamente sul pavimento.