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bella camicia bianca, col goletto rovesciato, e una giacchettina di panno nero, che gli tornava a pennello.
Quando sentì che il pianoforte accennava i primi preludi della polka e della mazurka, corse subito.... ma prima di entrare in sala, fece capolino alla porta e vide....
Vide un brulichio di cravatte bianche e di giubbe a coda di rondine.
La giubba a coda di rondine era stata sempre la sua gran passione, il suo sogno dorato.
Prova ne sia che una volta, essendo venuto il sarto a riportargli una giacchettina di velluto, gli domandò in tutta segretezza:
― Scusi a questa giacchettina non si potrebbero attaccare di dietro due falde?
― Volendo, si può far tutto: ma le pare che la giubba sia un vestito adattato per i ragazzi della sua etå?
― O quanti anni bisogna avere per mettersi la giubba?
― Per lo meno, diciotto o vent’anni.
― Mi pare una bella prepotenza! Dunque, perchè siamo ragazzi, dovremo sempre vestire a modo degli altri?...
― Arrivedella, sor Gigino. ―
E il sarto se ne andò scrollando il capo e mordendosi i baffi.
La sera della festa di ballo, il nostro amico sentendosi rinfocolare la passione per la giubba, almanaccò col suo cervellino di grillo questo bellissimo ragionamento:
― Se mi mettessi la giubba del mio fratello Augusto?... Augusto è a Roma.... e fino a lunedì non ritorna. La sua giubba mi sta benissimo.... un po’ lunga, se vogliamo, un po’ lunga.... ma in mezzo a quella folla di ballerini e di ballerine, chi se ne avvede?