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E il momento del capitombolo arrivò pur troppo! Gigino cadde, come un fagotto di cenci, fra la polvere della strada, e il cavallo, senza darsene per inteso, andò a mangiar l’erba nel campo vicino.
― S’è fatto molto male? ― gli domandò Cecco, che era corso a gran carriera per aiutarlo.
― E perchè mi dovrei esser fatto male?
― È stata un brutta cascata!
― Povero grullo! Che credi che sia cascato? Neanche per sogno. Volevo scendere, e nello scendere ho messo un piede in fallo e sono sdrucciolato. È una disgrazia che può accadere a tutti.
― Davvero! l’altro giorno, per esempio, sdrucciolai anch’io....
― Scendendo da cavallo?
― No: mettendo un piede sopra una buccia di fico.
― E questo corno, che gli è venuto qui sulla fronte?... ―
Gigino si toccò la fronte con la mano, e sentito che c’era davvero un piccolo gonfio, disse con la solita disinvoltura:
― Si vede che nello scendere, ho battuto un ginocchio. Basta che io batta un ginocchio, perchè mi venga subito un corno nella testa. Ho la pelle così delicata!... ―
VI.
Il sigaro.
Volete saperne un’altra?
Pochi giorni dopo, sull’ora del desinare, il nostro amico entrò in casa del contadino e trovò tutta la famigliola a tavola: vale a dire, Gosto, il capoccia, la sua